Realtà virtuale in medicina. Impatto sull’analisi dei rischi e sulla malpractise. E’ il tema che tratterà il professor Luigi Pastorelli, direttore tecnico del gruppo Schultz, nell’ambito del convegno di traumatologia clinica e forense in programma il 4 novembre a Salsomaggiore Terme.

“Sul presupposto che la demografia del nostro Paese evidenzia un veloce ed inarrestabile invecchiamento della popolazione (gli ultra 80 anni sono aumentati sia in numero assoluto che in proporzione alla totalità degli ultra 60 anni), una prevalenza di donne tra la popolazione anziana (le donne vivono in media 7,5 anni in più degli uomini), lo sviluppo di patologie croniche e la comorbilità (4 anziani su 5 sono affetti da almeno una malattia cronica. Al di sopra dei 60 anni il 69,7 % degli individui è affetto da almeno una patologia cronica e nel 46% dei casi si tratta di polipatologia, che è presente nell’ 80,2% degli over 80 anni) – anticipa il professor Pastorelli -. In relazione alle sopracitate tendenze a mio avviso è presumibile che si debba prevedere l’introduzione di un nuovo modello di rimborso delle spese sanitarie volto a premiare la qualità delle cure offerte e l’efficacia dei servizi resi. Questo modello dovrà considerare anche i costi ed i risultati dell’assistenza data al paziente. In questo nuovo contesto l’operatore sanitario dovrà dimostrare non solo di saper fare e di aver fatto quanto di sua competenza, ma dovrà anche dimostrare che i suoi interventi hanno reso possibile il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Ovviamente uno degli obiettivi sarà l’ottenimento e il mantenimento di una bassa frequenza di eventi avversi da doversi dimostrare con una quantificazione numerica. Ma in che modo è possibile documentare ciò? L’operatore sanitario deve iniziare a documentare in modo appropriato il proprio operato sia per dimostrare l’apporto conferito al processo di cura dall’assistenza, sia per dimostrare la correttezza del proprio comportamento professionale. E lo si deve fare attraverso la redazione del piano di assistenza che a mio avviso diventa un vero e proprio documento di valutazione dei rischi da redigere per ciascun paziente”.

L’errore umano

“Altresì ritengo che al fine di prevenire l’errore umano che nella medicina è la principale causa di eventi avversi si dovrà sempre di più fare ricorso alla simulazione sanitaria che permette di essere addestrati agli scenari che possono accadere nella realtà, al fine di acquisire competenze ed atteggiamenti utili a gestire in maniera efficace gli scenari reali. Si consideri che la percentuale di ritenzione delle conoscenze acquisite tramite lezioni frontali è del 5%, contro il 75% di ritenzione delle conoscenze acquisite tramite esercitazioni pratiche. Attualmente esistono le seguenti tipologie di simulazione sanitaria: human simulation (si utilizzano pazienti), mechanical simulation (si utilizzano manichini) e virtual simulation in cui si utilizzano software specifici. Questo mi fa ritenere che la simulazione sanitaria è una tecnica non una tecnologia (in quanto la simulazione aiuta a sviluppare le capacità dei singoli nella gestione pratica e nell’azione di gruppo, migliorando le condizioni di sicurezza del paziente riducendo gli errori cognitivi ovvero quelli non dovuti a incompetenza o negligenza ma attribuibili a ragionamenti e scelte sbagliate ). In definitiva nel corso del mio seminario esaminerò se l’introduzione delle nuove tecnologie in sanità oltre a rappresentare una opportunità diagnostica aggiuntiva che può migliorare l’attività sanitaria, non sia destinata da una parte a sostituire la pratica clinica, il rapporto medico paziente e dall’altra non determini un palese indebolimento della sanità pubblica che potrebbe favorire/incentivare l’entrata nel settore di gruppi finanziari ed assicurativi come fornitori del servizio sanitario stesso”.

Medicina24

https://www.medicina24.tv/2022/10/09/realta-virtuale-in-medicina-quale-impatto-sullanalisi-dei-rischi/

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